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Da una certa distanza, 2009
full work, pdf 2.3 Mb

Da una certa distanza è un lavoro che si sviluppa in una lunga serie di immagini eseguite da treni in movimento. La velocità, limite di una visione “corretta”, diventa elemento portante e fondamentale.
Il paesaggio così registrato è intravisto e non più contemplativo.
In un’alternanza tra il vedere e il non vedere, gli elementi del paesaggio appaiono e scompaiono senza legame e nesso, provocando una presa di distanza che allontana dalla realtà.

From a certain distance is a work that develops itself in a long series of images realized on moving trains. The train speed, that hampers a “correct” vision, becomes a bearing and fundamental element in this work. The landscape, so recorded, is glimpsed and no more contemplative. Images are sometimes objective sometimes completely abstract depending on the moment of the shot.
In a swing between the seen and unseen, landscape elements appear and disappear without links and nexus, causing a distance that moves away from reality.

 
Da una certa distanza
   

Eden, 2005-2007
full work, pdf 4.7 Mb

Osservando una realtà che di solito sfugge allo sguardo di chi vive in una città come Milano, è nato il lavoro Eden. Il titolo allude a un paradiso antropizzato la cui vegetazione è capace, nonostante gli innumerevoli ostacoli, di recuperare una sua dimensione selvaggia, quasi incontaminata. Dopo qualche giorno di lavoro ho cominciato ad invertire la prospettiva in cui noi abitualmente ci muoviamo: quando osserviamo un albero in città, lo vediamo come un elemento eccezionale che cresce, come in effetti è, circondato dagli edifici.
Ho iniziato a fotografare gli alberi facendo in modo che fossero gli edifici ad apparire come intrusi, come fossero nati facendosi largo tra la vegetazione, cosa che peraltro è storicamente avvenuta nel passato della città.

The Eden title alludes to an overbuilt paradise where the vegetation is able, in spite of innumerable blocks, to recover its own wild dimension, almost uncontaminated.
After some work days I have become to invert the prospective in which we usually move: when we observe a tree in the city, we see it like an exceptional element that grows, as it really is, surrounded by buildings. I have started to photograph trees in a way where the buildings are the intruders, as they were born making their way through the vegetation, thing that moreover has historically happened in the city past.

 
Eden
   

Inabitanti, 2003-2005
full work, pdf 4.7 Mb

La serie Inabitanti ritrae le improvvisate “abitazioni” di un gruppo di nomadi rumeni in una zona boschiva della Bovisa a Milano. Imparando a vivere in una realtà avversa e ostile, la piccola comunità ha saputo comunque garantirsi la propria basilare sussistenza e, protetta dalla vegetazione, è diventata abitante invisibile ed inesistente della città. Materiali di scarto e arredi urbani vengono assemblati con ingegno per costituire le strutture delle capanne, mentre la fitta boscaglia si trasforma in una vera e propria barriera di separazione con l’esterno.

The series Inabitanti depicts the improvised “home” of a group of Romanian travellers in a woodland area of Bovisa in Milan.
By learning how to live in an adverse and hostile environment, the small community has neverthless learned how to guarantee their basic sustainence, and, protected by the vegetation, it has become an invisible and non-existent inhabitant of the city. Discared materials and urban furnishings are assembled with skill to build huts, while the thick woodland is trasformed into a real barrier separating them from the outside world.



Inabitanti
   

In urbe, 2002
full work, pdf 1.5 Mb

In urbe (un erbario urbano) nasce da orientamenti che si basano sull’osservazione di cose apparentemente invisibili, non importanti per la maggior parte delle persone. Si tratta del desiderio di rivalutare ciò che sembra inutile ed è invece dotato di una sua dignità, di un suo modo di essere e di un proprio diritto di esistenza.

In urbe (an urban herbarium) is based on the observation of apparently invisible things, usually not important for people’s majority.
It consists on the wish of revaluing what seems useless but is endowed with an own dignity, an own way of being and an own existence right.

 
In urbe
   

Volti in trappola, 1994-ongoing
full work, pdf 5.1 Mb

La serie di “Volti in trappola” nasce da una lunga procedura. Dopo avere “emulsionato” col nerofumo una serie di lastrine di vetro e aver preso con queste l’impronta del mio volto, ho posto l’insieme delle lastrine sulla terra, nel bosco, lasciandovele per alcuni giorni. Il risultato sono una serie di “Volti in trappola”, cioè superfici in grado di intrappolare e quindi registrare in un certo tempo ed in un determinato spazio -segnato dal contatto del mio volto- ogni minimo nonché casuale passaggio animale e ogni altra azione della natura, l’altrui esperienza.

The Trapped Faces series is the outcome of a lenghty process in which a set of glass plates where “emulsified” with smoke black imprinted with the features of my face and then left together on the ground, in a wood, for a few days. The result was a set of trapped faces, surfaces able to trap and therefore record -at a certain time in a certain place, marked with the features of my face- every slightest accidental passage of an animal and any other natural event acting on the otherness of the face.

 
Volti in trappola